Diario di Kristine Alice Mary Swan, Diario prima della trasformazione,la vita di una diciottenne...

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view post Posted on 9/2/2009, 16:28




26 Febbraio 1945 24:00, luna coperta dalle nuvole, vento freddo e gelido

Oggi è il 26 Febbraio.
Questa è la mia prima serata a Forks, il mio umore e pessimo, io abituata al caldo torrido e al sole che splendeva sulla pelle anche senza abbronzarti, almeno nel mio caso, ritrovata confinata qui, ma non posso lamentarmi molto a lungo osservando la casa in cui mi sono stabilita.
Qui sono passata inosservata, credevo di entrare al centro dell'attenzione di tutti invece mi è piaciuta l'idea di non dover rendere conto a nessuno della mia indipendenza.
Chissà perchè ma quando parlo di independenza mi viene in mente una persona, Jared, il mio amico e quasi ragazzo, forse nessuno se ne mai reso conto ma lui non invecchia mai, ho delle teorie ma ho paura della sua reazione se gliele rivelassi, diciamo che farò finta di non vedere e gli rimarrò a canto finche il mio tempo me lo consentira =)
Oggi dopo aver sistemato le mie cose mi sono resa presentabile e sono andata a fare una lunga passeggiata sotto la spessa nube che ricopriva il cielo.
Sono tornata dopo un paio d'ore, non ho incontrato nessuno, almeno nessuno di normale ed insignificante per me.
Avevo passeggiato lungo le strade assorta nei miei pensieri, la lunga gonna che mi ricopriva le gambe e si muoveva ad ogni mio movimento, la mia camicia in pizzo ricamata a collo alto che non lasciava neanche un pezzo della mia pelle bianca scoperta.
I miei capelli color cioccolato che di solito erano animati da un scintillante rosso ramato ora erano anonimi in assenza del sole, raccolti in un alta acconciatura e il mio visino inespressivo e vuoto.
Mi muovevo con movimenti tormentati e lenti, la guerra si era appena conclusa, anche se non aveva raggiunto quel paesino sentivo uno strano senso di pesantezza proprio immezzo al petto.
Sospirai e inclinai la mia testa sulla spalla destra, alcuni ciuffi sfuggiti all'acconciatura mi incorniciavano scompigliati il viso.
Una signora, non sapevo chi fosse mi fissava attonita, lo sguardo vaquo e il viso schiacciato contro la finestra.
I capelli erano color sabbia, delle profonde rughe le rigavano il viso dove era ancora visibile la bellezza che l'aveva segnata nella giovinezza, era leggermente pienotta, ma il tratto che mi incantenò al suo viso fu sicuramente lo sguardo spaventato quando qualcosa mi abbraccio e mi strinse a se, la presa era dura e forte, sapevo benissimo chi fosse.
Mi girai lentamente, finalmente un sorriso mi illuminava il viso.
Sono felice di vederti
Gli sussurrai premendo il viso contro il suo petto freddo e duro, la sua consistenza era simile al marmo, la sensazione era quella di abbracciare da un David di Michelangelo, solo con la leggera e piccola differenza che questa bellissima statua ricambiava completamente l'abbraccio.
In tutta risposta al mio saluto lui mi regalò il suo sorriso incantatore e mi premette le labbra contro la pelle morbida del collo, vicino all'orecchio ed ispirò il mio profumo.
Diceva che lo amava, ogni volta il calore del sangue mi invadeva le guance e il viso scatenando una sua risata repentina.
Sentìì un urlo quando mi sfiorò di nuovo il collo e inclinai di pochissimo il collo, come per invogliarlo a continuare.
Si congelò e si ricompose, era così difficile dimanticarsi di tutto e di tutti quando ero insieme a lui.
Arrossii di nuovo
Incominciammo a camminare e lui mi chiese che cosa ne pensassi della città, risposi con un leggero sorriso
E troppo verde
Avevo mormorato scatenando a reazione la sua risata bellissima ed incantatrice.
Il tempo era passato e nemmeno me ne resi conto, mi congedò con un leggero bacio sulla guancia, vicinissimo alle labbra, quello era il suo saluto malinconico, voleva dire che non ci saremmo rivisti presto, il mio cuore iniziò a battere vorticosamente, assomigliava allo sbattere della ali di un colibrì come amava definirlo lui e mi abbracciò così forte da togliermi il respiro affondando il suo viso nei miei capelli oramai liberi da ogni nastro e forcina.
Stai attenta Kris, sei importante per me, non cadere, non farti male, non tagliarti per favore, fai che nessuna calamità naturale ti trovi
Mi sussurrò tormentato, la sua voce ruvida per quanto possa essere ruvido il velluto, odiavo quell'espressione malinconica, una lacrima mi rigò il viso, annuii silenziosamente, lui sorrise e mi lasciò andare troppo presto.
Si avviò all'uscita della casa, osservai il suo profilo perfetto e bellissimo, i suoi capelli biondi simili a tanti sbuffi di caramello soffice, il suo fisico slanciato e mascolino simile ad un leone e suoi occhi color oro liquido, tanto profondi da potermici immergere dentro e capire cosa stesse pensando.
Poi ad un tratto scomparve, come al solito, era troppo veloce.
Sospirai e mi liberai dell'abbigliamento scomodo che tanto odiavo e lo sostituii con una larga e bianca camicia da notte, avrei preferito vestirmi come gli uomini, pantaloni e giacca, quello si che era comodo.
Sorrisi divertita dal mio pensiero rivoluzionario.
Non avevo voglia di mangiare, la mancanza di Jared aveva del tutto chiuso il mio stomaco, andai direttamente a dormire.
La mia camera sembrava perfetta, era media, non troppo grande e neanche tanto piccola.
Al centro troneggiava un letto ricoperto da un copriletto color oro come la moquette e i suoi occhi.
Non badai alla specchiera che rifletteva la mia immagine e ne al grande armadio, mi sedetti sul bordo della finestra e aspettai che la notte intorpidisse i miei sensi, sentivo degli occhi osservarmi, ma non erano violenti, ne desiderosi, anzi erano gentili e carezzevoli.
Mi girai di scatto e vidi una scintilla dorata sparire nel buio.
E meglio che vada a dormire, devo essere stanca
Pensai scuotendo la testa ed infilandomi nel morbido letto, non ebbi il tempo di pensare alla mia giornata, pochi secondi dopo ero già profondamente addormentata.

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Edited by -=|£µ¢®ëz¡å ߣå¢k|=- - 9/2/2009, 22:44
 
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