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La mia camera era un luogo soleggiato e senza dubbio con la visuale migliore di tutte le stanze di casa Cullen. Si trovava affinco a quella di Amilia e a quella di Lestat. I colori predominanti erano sicuramente l'ocra e il bianco candido. Il grande letto al centro della stanza era di legno antico, mogano, dello stesso colore dei miei capelli umani. Ai lati vi erano due normalissimi comodini coordinati al letto e due lampade con dei normalissimi paralumi bianchi. In un altra area della camera, vicino all'enorme finestra vi era una grossa specchiera e anche lei dello stesso legbno pregiato dei comodini e del letto, strapiena di tantissimi prodotti superflui per me ma che servivano solo e esoltanto per una buona copertura. E per ultimo il mio gioiello preferito, il mio armadio. Come una normalissima diciottene amavo alla follia comprare abiti e stranamente anche delle macchine. Era scontato che fossero velocissime.
Atterrai leggiadra e tranquilla sulle punte passando senza alcuna difficoltà dall'enorme finestra e mi pietrificai al centro della stanza. Rimuginavo senza successo per colpa di questa stupida natura, se avessi potuto mi sarei presa a calci. Rabbrividìì al pensiero di quella povera ragazza che presto sarebbe stata la merendina di Lestat, chissa chi avrebbe abbandonato, avrà avuto figli? Un marito? Una famiglia da accudire? Una madre, un padre, amici che avrebbe abbandonato? Domande stupide di cui non conoscevo una risposta, ignorarlo, si, questa era la cosa da fare, ignorare il mio istinto umano e fregarmene delle sue vittime. Altre domande urlavano nella mia mente, non volevo ascoltarle, chiusi gli occhi e accesi uno stereo,quello posizionato sopra al comodino. Una musica rilassante e tranquilla iniziò a rieccheggiare nella grande stanza, sorrisi e mi sedetti sul tappeto con la testa tra le mani mantenendo gli occhi chiusi, in attesa della prossima sfuriata del mio subconscio
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