Intervista a Peter Facinelli

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view post Posted on 16/2/2009, 17:28




Intervista a Peter Facinelli


Come sei stato scelto per il ruolo di Carlisle Cullen?
Mi ha telefonato il mio agente, dicendo che c’era un film sui vampiri diretto da Catherine Hardwicke. La mia prima risposta è stata: “Non voglio fare un film sui vampiri”.

Cos’hai contro i vampiri?
Pensavo fossero una sciocchezza, sai? Tutti i vampiri che avevo visto erano solo sangue, budella e horror: più simili a film sugli zombie che alla mitologia originale dei vampiri. Quindi ho pensato che anche questo film dovesse essere così, perché per un certo periodo, dopo l’uscita di Intervista col vampiro, sono usciti tantissimi film simili, con sceneggiature orrende. Quindi avevo la brutta impressione che i film sui vampiri fossero roba del genere L’alba dei morti viventi.

Quindi stavi per rifiutare?
Sì, assolutamente. Ma mi piacevano i film di Catherine Hardwicke, quindi ero interessato abbastanza da dire: “Va bene, leggerò il libro”. Perché a quel punto non avevamo ancora una sceneggiatura. Quindi ho letto il libro in un solo giorno. Mi ha emozionato moltissimo, perché riproponeva le antiche storie di vampiri, con le metafore sessuali su quelle creature assetate di sangue ma bellissime. Leggendo il libro mi sono venute in mente immagini di quei vecchi film in bianco e nero. Era la storia di un amore proibito ambientata in questo mondo di vampiri… se ne poteva trarre un film divertente. Quindi ho fatto un provino per Catherine, e credo di essermela cavata bene. Ma a dire il vero, all’inizio non ho ottenuto la parte.

Davvero? Cos’è successo?
Mi sembrava di aver fatto un ottimo provino, e a Catherine ero piaciuto, ma c’era un altro attore che gli studios preferivano. Non voglio fare nomi, non voglio che lui si penta. Mi pare che dovesse girare altri film, o che ci siano stati problemi con il contratto, non so. Ma quando ho fatto il provino ho scoperto che Catherine è piena di passione ed energia, e volevo davvero lavorare con lei. Quindi, quando ho saputo che non ero stato scelto per la parte, mi è dispiaciuto molto. Poi un giorno in un negozio ho visto un libro che parlava di “50 anni di vampiri a Hollywood”: di nuovo quei vecchi fotogrammi di Bela Lugosi e il Dracula originale, la storia e il folclore. Quindi ho comprato il libro e l’ho spedito a Catherine con un biglietto in cui dicevo: “Mi dispiace che le cose siano finite male, ma ammiro molto il tuo lavoro. Spero che questo libro possa ispirarti”. Quando le hanno detto che quell’altro attore si era ritirato, Catherine ha preso in mano il libro e ha detto: “Che ne pensate di Peter Facinelli?” Dunque ripeto sempre questa battuta: ho comprato il mio ruolo in Twilight per 29 dollari e 99. Ed è valso fino all’ultimo centesimo.

E cosa pensi del personaggio di Carlisle? E’ una creatura strana, una figura paterna ma anche un vampiro vegetariano.
E’ una grande anima, sempre che i vampiri possano avere anime. Ha più di trecento anni, ma ne dimostra 26. Ho trovato facile immedesimarmi nel suo senso paterno, perché anch’io ho tre figli. Mi piace che Carlisle sia il patriarca della famiglia e che abbia salvato la vita a quelle persone anziché ucciderle. E’ una specie di anti-vampiro, pur essendo un vampiro. Era una bella sfida per me. E all’inizio temevo di sembrare troppo giovane, perché i figli di Carlisle hanno vent’anni, e io solo dieci in più, quindi non potevo essere davvero un padre per loro, e sullo schermo sarebbe sembrato strano. Ma nel libro, sono i suoi figli adottivi, e lui è giovane. Ma è anche un dottore, quindi c’è in lui una saggezza che mi è sembrata interessante.

Interpreti spesso medici, vero?
Sì, in passato interpretavo spesso poliziotti, ma adesso sono passato ai dottori. Sarò un dottore nel mio prossimo telefilm, “Nurse Jackie” per il canale Showtime, quindi torno a indossare il camice. E’ un telefilm davvero particolare, diverso da Grey’s Anatomy ma anche da Scrubs. Ma questo dottore è l’esatto opposto di Carlisle Cullen. Una creatura completamente diversa. Appare deciso e sicuro di sé, ma in realtà ha molti problemi personali. Gli farebbe comodo qualche consiglio da Carlisle.

Come ti sei preparato per il ruolo di Carlisle? Hai provato a diventare vegetariano?
No, sai, è strano: ho iniziato a mangiare molta più carne del solito. Per tutto il tempo ho avuto voglia di carne rossa. Quindi su di me ha avuto l’effetto contrario, perché normalmente mangio meno carne. Mi sono concentrato sull’idea di essere il patriarca della famiglia. Ho cercato di assicurarmi che, pur sembrando giovane, ci fosse una distinzione netta tra me e i ragazzi. Il personaggio ha oltre trecento anni e fornisce alla storia molta saggezza, molta esperienza. Ho cercato di mostrare quella dignità e quella grazia. Ed è strano, perché ero abituato a essere l’attore più giovane sul set, mentre questo è stato uno dei primi film in cui ero uno tra i più vecchi. Cosa rara, evidentemente sto invecchiando. In un attimo mi sono ritrovato papà. Ma è stato molto bello lavorare con Kristen Stewart, Robert Pattinson e gli altri attori più giovani. Soprattutto gli esordienti, che hanno tanta energia e non sono ancora stanchi. Hanno una freschezza, una spontaneità particolare. E poi hanno iniziato tutti a chiamarmi Papà, il che era divertente.

Non ti ha spaventato?
No, ho figli quindi ci sono abituato.

Avevi sentito parlare della saga di Twilight prima di questo film?
No, ma ho letto il libro in un giorno solo, e non riuscivo a smettere. Non so quale sia il segreto di Stephenie Meyer, ipnotismo o chissà cosa, ma la maggior parte delle persone che conosco e che l’hanno letto non riuscivano a mettere giù il libro. Mia moglie [Jennie Garth, star di 90210] ha iniziato a leggerli quando mi hanno scritturato per la parte, e ora sta leggendo il quarto libro. Li ha letti uno dopo l’altro, restando sveglia fino alle due di notte. Continuava finché non le si chiudevano gli occhi.

Hai letto i libri successivi?
Ho letto i primi tre perché volevo conoscere a fondo Carlisle Cullen Ma ora Jennie ha preso possesso di Breaking Dawn e non vuole lasciarmelo. E’ arrivata a metà. Al momento sto leggendo L’ospite, sempre di Stephenie Meyer. E mia figlia Luca, che ha undici anni, ha letto il primo libro. Non le ho ancora permesso di leggere gli altri perché è un po’ troppo piccola. Ma anche perché volevo che potesse vedere il film di Twilight come una storia compiuta. Quando cominci a leggere gli altri libri, ti fai un quadro complessivo più chiaro, ma perdi di vista il primo libro in sé e per sé.

A Luca è piaciuto?
E’ emozionatissima. E lo sono anch’io, perché quasi tutti i film e telefilm in cui ho recitato finora erano rivolti a un pubblico adulto, quindi lei non li ha potuti vedere. Questo è il primo dei miei film che posso far vedere a mia figlia. Di solito Luca e le mie altre due figlie (Lola e Fiona) vedono i film della mamma, ma si domandano cosa faccia io. Quindi è una novità per me. Sono emozionato, è bello poter coinvolgere le mie figlie in ciò che faccio.

Com’è stato girare il film a Portland, in Oregon? Davvero piovoso come sembra?
Sai, pensavamo ci sarebbero state molte nuvole, ed è per questo che siamo andati lì. Non so se per colpa dell’effetto serra o cos’altro, ma ci sono capitati molti giorni di sole. Di solito, su un set, il sole è una bella cosa. Ma per questo film era l’esatto opposto. Speravamo che arrivassero le nuvole. Volevamo pioggia, e invece c’era il sole.

Per restare così pallidi avete dovuto usare una crema solare a protezione 50, oppure è bastato un po’ di trucco?
Entrambe le cose. Appena ci sono state assegnate le parti, ci hanno detto: “NON esponetevi al sole”. Era scritto nel contratto! Quindi ho cercato di star lontano dal sole. Ci hanno anche truccati, ma più eri abbronzato e più dovevano truccarti, e quella roba pesante sul viso dà fastidio. Quindi più eri pallido, e meno tempo trascorrevi sulla sedia del truccatore. Dunque, prima dell’inizio delle riprese, me ne andavo in giro per Los Angeles e portavo le bambine a scuola con indosso un cappello e gli occhiali da sole e una felpa col cappuccio. Sembravo Unabomber. E mia moglie mi diceva che ero così pallido da sembrare malato. E poi c’erano le lenti a contatto.

Come sono state accolte?
In un altro film avevo dovuto usare lenti a contatto, quindi ormai ci sono abituato. Ma la prima volta, per quel film, due tecnici mi avevano dovuto letteralmente legare alla sedia per infilarmele. Alcuni dei ragazzi di Twilight hanno avuto gli stessi problemi, ma se la sono cavata molto meglio di me la prima volta. C’erano le lenti dorate perché i Cullen hanno gli occhi di quel colore. E poi, quando siamo assetati, dobbiamo metterci le lenti rosse. Quelle facevano davvero paura. In questo film ho un aspetto molto diverso, tra i capelli biondi, il pallore e le lenti a contatto. E’ diverso da qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto, e mi è piaciuto molto.

Nel film, rispetto al libro, hanno aggiunto molte scene d’azione. E’ stato tutto girato dal vivo oppure è stato usato il green screen?
Abbiamo fatto molte prove. Ci hanno addestrati a fare quei movimenti aggraziati, da gatto. Dovevamo rendere i movimenti molto delicati, sempre meno violenti. E poi ci hanno addestrati per le scene d’azione. Ma la cosa più difficile è stata la scena della partita di baseball: la scena in cui ci muoviamo a super-velocità. Di green screen in effetti ce n’è poco. La cosa che mi piace di questo film è che è diversissimo da Harry Potter, dove il green screen si usa molto e gli effetti speciali sono perfetti. Questo film invece è più scarno, più basato sui personaggi. E’ praticamente un film sperimentale con una trama molto commerciale. Catherine Hardwicke ha adottato un approccio alla regia quasi documentaristico. In Twilight ha usato spesso la cinepresa portatile. E’ un film molto particolare.

Conosci le Twilighters e le Twi-Hards (come si autodefiniscono), che hanno seguito le riprese del film?
Ci sono troppe cose da seguire! Le fan hanno iniziato a venire sul set prima ancora che noi iniziassimo a lavorare. Sono così emozionate, ed è emozionante per noi sapere che stiamo realizzando qualcosa che preme a così tante persone. Credo che sia un bene che la gente ne parli; che poi ne parli bene oppure male, comunque servirà a far venire gente al cinema, e credo che resteranno tutti sorpresi.

Pensi che l’adattamento si mantenga fedele al libro?
Be’, è difficile trarre un film da un libro, perché tutti hanno già un’immagine in testa. Non si può mai far coincidere il film con le interpretazioni personali di tutti i lettori. Quindi questa è l’interpretazione di Catherine e le nostre interpretazioni dei personaggi. Ma la gente che andrà al cinema porterà con sé le proprie interpretazioni.

Già si parla di un film tratto da New Moon.
Sono pronto a tutti i film che decideranno di realizzare. Sono un grande fan. E’ divertente girare un film che tu stesso sei impaziente di vedere. Ci sono persone che vengono da me a dirmi che sono pazze per Twilight, e la mia risposta è: “Anch’io lo sono”. Sarei molto felice se ci fossero altri film dopo il primo.

Sei Team Edward o Team Jacob?
Be’, sono molto di parte, ma devo dire Team Edward. E’ uno di famiglia. E mia moglie è assolutamente Team Edward. Ma dipende da quale libro sta leggendo. A un certo punto, mentre leggeva New Moon, ha detto: “Sono Team Jacob, come ha potuto Edward fare una cosa simile?”. Ma ora è tornata fedele a Edward

Fonte http://www.twilightersitalia.com/sito/inde...viste&Itemid=38
 
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